Il 2011 è servito a molti Italiani a rileggere le proprie radici, a riscoprire epopee perse nel fondo delle mitologie – ancora in larga parte fascisteggianti – dei ricordi scolastici. Molti Italiani – quelli più accorti oppure quelli che se ne sono accorti – hanno così potuto comprendere un po’ meglio i mali politici, economici e culturali che affliggono anche l’Italia contemporanea, e che affondano le radici nel processo incompiuto dell’Unità dello Stato, realizzatasi militarmente nel 1861. E a dispetto del vecchio governo Berlusconi molti Italiani hanno reimparato a dire che vivono in Italia e non – genericamente – nel Paese. Perché anche questo uso delle parole e delle definizioni faceva parte di un grande gioco politico, teso a delegittimare l’Unificazione e l’Unità dello Stato, in nome di una secessione poco credibile, giocata ben poco sulla serietà delle intenzioni ma molto più sugli interessi di grandi gruppi finanziari e di potentati familiari. Nel 2011, anche Garibaldi è uscito dal mito ed è finalmente entrato nella Storia, con i suoi limiti di uomo e le sue grandi doti di trascinatore di folle. Dell’epopea dei Mille sappiamo quasi tutto. E la memoria collettiva si è concentrata soprattutto sui volontari che seguirono Garibaldi. Sono rimasti in ombra invece le migliaia di altri protagonisti, sul cui numero totale anche la più accreditata storiografia ha spesso sottaciuto, o mai compiutamente approfondito. Dall’impegno della Fondazione CRT (Cassa di Risparmio di Torino) con la partecipazione della Fondazione CARIGE (Cassa di Risparmio di Genova), è nato un grande progetto, intitolato “Alla ricerca dei garibaldini scomparsi”. Un enorme banca dati, disponibile a tutti, in cui è stata ricostruita l’anagrafica di uno dei più grandi eserciti volontari della Storia d’Europa; il progetto ha permesso di far riemergere i nomi di oltre 35.000 garibaldini; infatti, il piccolo esercito salpato dallo scoglio di Quarto giunse enormemente ingrandito alla battaglia del Volturno. , emerge in questa ricerca con tutte le sue componenti e in tutta la sua complessa articolazione, consentendo di dare un nome alle migliaia e migliaia di eroi dimenticati che contribuirono a formare uno dei più grandi eserciti volontari della storia d’Italia. Oggetto dell’indagine, non ancora conclusa, sono tre nuclei documentari conservati all’Archivio di Stato di Torino: Mille di Marsala, Archivio militare di Sicilia e Esercito Italia Meridionale, e un importante nucleo presente nell’Archivio di Stato di Genova, ossia la serie Prefettura di Genova, Matrici di passaporti (1860), riguardante le concessioni di passaporti rilasciati a molti volontari delle spedizioni successive a quella dei “Mille”. Del piccolo fondo Mille di Marsala. è stato schedato il solo “Elenco dei Mille sbarcati a Marsala con il generale Garibaldi …”, redatto da una apposita commissione istituita con Disposizione ministeriale del 27 dicembre 1862. Questo elenco è stato messo in relazione con quello pubblicato il 12 novembre 1878 nel Supplemento n. 266 alla Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia. Gli elenchi non sono coincidenti, non solo nei numeri (1087 il primo, 1089 il secondo), ma anche nelle persone, alcune delle quali presenti solo in uno dei due elenchi. Il grande fondo Archivio militare di Sicilia, riguarda le carte prodotte dal dicastero della guerra in Sicilia durante la dittatura di Garibaldi, le prodittature di Depretis e Mordini e la luogotenenza del re. I carteggi permettono di conoscere le nomine o la progressione in carriera dei volontari, i congedi temporanei o assoluti, l’articolazione e il funzionamento dei diversi corpi dell’esercito. Il fondo Esercito Italia Meridionale conserva invece la documentazione più significativa sulla formazione e sullo scioglimento dell’esercito volontario garibaldino; su di esso si è focalizzata l’attività dei cinque archivisti torinesi incaricati del lavoro. Il fondo di notevoli dimensioni, multiforme e composito, è la somma di archivi prodotti da soggetti diversi, poi riuniti per ragioni pratiche. Esso comprende documentazione di carattere amministrativo, ruoli dell’esercito garibaldino, ruoli del Corpo dei Volontari Italiani, pratiche personali e carte contabili provenienti da quattro diversi soggetti produttori: l’Intendenza generale dell’esercito dell’Italia Meridionale, la Sezione amministrativa dell’Esercito meridionale, la Direzione generale dell’amministrazione militare in Sicilia e la Divisione provvisoria degli ufficiali del Corpo dei Volontari Italiani. Dall’analisi delle carte è emerso che dopo aver lasciato la Sicilia ed essere penetrato nella parte continentale del Regno borbonico, il numero dei volontari crebbe in modo esponenziale, ma non fu del tutto schedato o documentato attraverso regolari ruoli matricolari; privi di ruoli sono anche i cosiddetti “corpi aggregati”, ovvero formazioni riconducibili a un proprio comandante, non inseriti organicamente nelle cinque divisioni garibaldine.
Dall’analisi dell’Archivio, emerge un dato importante per la nostra Città; da sempre legata alla Casa regnante, e soprattutto al “suo” principe, ossia Carlo Alberto, Carignano dava l’ultimo colpo di coda prima di cadere nell’oblio della Grande Storia tardo ottocentesca. Con l’Unità d’Italia, la Città, da secoli vitale per il suo ruolo di confine tra la Francia e gli Stati ducali, si apprestava a diventare un tranquillo borgo di campagna, con qualche tentazione industriale: un ruolo che di fatto caratterizzò molte altre città della penisola, un tempo addirittura capitali di Stati e Staterelli. All’impresa garibaldina parteciparono otto, forse nove Carignanesi. Eccone il nome:
- Aimoni Giovanni, di Giovanni e fu Maria Savio, nato a Carignano nel 1843 (in realtà la registrazione, forse errata, è “Cavignano”, toponimo insistente)
- Bosco Filibosco (in altre carte chiamato Filiberto), di Giovanni e Domenica Pautassa, nato in Carignano
- Carignani Giuseppe; è documentata in Città una famiglia con questo cognome
- Garneri Carlo, di Simeone e Francesca Giuliani, nato in Carignano
- Negro Giovanni, di Giovanni e fu Ricci Giuseppa, nato a Carignano
- Osella Carlo, del fu Matteo e di Viale Maria, nato in Carignano il 15 ottobre 1844
- Prato Carlo, di Giacomo e Carabonella Caterina, nato a Carignano
- Sacco Agostino, di Giuseppe e Garabella Maria Maddalena, nato a Carignano il 3 maggio 1824
- Taggiani Francesco, della fu Antonia, nato in Carignano
Gazzetta Ufficiale del Regno 12 novembre 1878, supplemento al n. 266
In questo modo viene integrata la breve nota del nostro grande storico, il concittadino teologo G.B. Lusso, che ebbe a scrivere: Non sappiamo se qualche carignanese abbia seguito Garibaldi o Nino Bixio nell’impresa del viaggio da Genova a Marsala … Pare certo che un battaglione della Milizia Comunale vi abbia preso parte. Fu infatti festeggiato al suo rientro l’8 marzo 1861.