Saper scrivere è un problema per molti Italiani, tant’è che la famosa frase politica “Prima gli Italiani” forse si riferiva alla loro necessità di frequentare con maggior impegno le Scuole. In effetti, è sufficiente provare a decifrare – perché leggere è tutt’altra cosa – i tentativi primitivi di molti connazionali nell’esprimere concetti sui social media, per rendersi conto di quanto l’analfabetismo di ritorno attanagli il presente come in passato il nostro Bel Paese nel periodo postunitario.
Ma “saper come scrivere” è tutt’altra cosa. Don Eugenio Bosco, attivissimo ex parroco della chiesa parrocchiale San Siro Vescovo di Virle Piemonte, qualche anno fa mi porse un foglio su cui era riportato il modo esatto di citare i santi titolari di chiese, vie e piazze. Perché anche questa non è questione di poca importanza. I testi di Storia dell’Arte, bollettini parrocchiali, targhe toponomastiche in effetti abbondano di scritte quali: “piazza di San Benigno”, “Via di S. Antonio”, “chiesa di San Giovanni”, “cappella di Maria V.” Il Concilio Vaticano II approvò un documento proprio sul modo di scrivere correttamente le intitolazioni e le intestazioni. Scrivere “Chiesa di San Remigio” corrisponde a un genitivo di possesso, non a una intitolazione. Iniziamo il nostro tour, con una tabella esplicativa.
L’abbreviazione “S.” – che è ammessa – sta per “San, Santa, Sant’”. Fanno eccezione: Santa Croce, Santa Famiglia, Santo Volto, San Salvatore, per cui non è d’uso l’abbreviazione “S.”
Inoltre, non si abbreviano i nomi dei Santi né si utilizza “S.” quando si tratta di vie (Via San Remigio Vescovo); piazze (Piazza San Giovanni Battista); paesi e città (San Maurizio Canavese).
Come vedete, sarebbe da riscrivere molta della toponomastica anche carignanese, che omette gli attributi vescovo a San Remigio e Battista a San Giovanni. Sarebbe curioso, in effetti, andare alla ricerca delle vie, vicoli e piazze che hanno intitolazioni a Santi o eventi dei Vangeli. E verificare se siano state o no utilizzate le raccomandazioni conciliari. Perché di raccomandazioni si tratta, in uno Stato laico. Ma sarebbe utile applicarle almeno quando si scrive un articolo di Storia dell’Arte. Vicolo Annunziata è scritto in modo corretto.